Gruppo di lavoro FITTI PASSIVI

Archivi di Stato e fitti passivi

Il problema dei canoni d’affitto come opportunità di rilancio degli archivi statali

Coordinatore Mirco Modolo
Contatti e info archim.fittipassivi@gmail.com
Facebook www.facebook.com/archimfittipassivi
Durata prevista fino al 30 giugno 2016 (prorogabile)

Posizione del problema

fittipassiviSi calcola che il Mibact destina complessivamente ogni anno circa 22 milioni di euro per l’affitto di stabili per attività connesse con l’amministrazione della tutela e la conservazione del patrimonio culturale. La quasi totalità di tale spesa, 18.800.000 euro, è riservata al pagamento dei canoni di locazione degli archivi di Stato che in molti casi si collocano in edifici che appartengono a privati o ad altre amministrazioni. Una cifra di quasi 19 milioni di euro corrisponde a circa 4/5 dell’intero budget che ogni anno viene assegnato ai 103 archivi di Stato italiani, come puntualmente rilevato da Gian Antonio Stella in un articolo uscito sul “Corriere della Sera” del 12 settembre scorso. L’elenco analitico dei canoni di locazione (i cd. fitti passivi) è consultabile nel portale web della Direzione Generale Archivi (alla voce: ‘immobili utilizzati a titolo oneroso’).

Solo a titolo esemplificativo vale la pena ricordare che l’Archivio Centrale Stato all’EUR versa ogni anno 4.361.858 di euro alla EUR S.p.A., l’Archivio di Stato di Roma, nella sede di via di Galla Placidia corrisponde 936.960 euro alla ditta SO. GE. CO. RI. s.r.l. dal 1997 per l’affitto di un ex edificio scolastico ormai fatiscente. Dati che appaiono sconcertanti se si considera lo stato agonizzante degli archivi più volte lamentato tale, in certi casi, da minacciarne persino la chiusura al pubblico.

Il “piano di razionalizzazione” per il 2015, introdotto dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli come programma di revisione della spesa pubblica richiesto a ciascun ministero, è stato inoltrato dalla Segreteria Generale del Mibact all’Agenzia del Demanio entro lo scorso 30 giugno e dovrebbe fornire già chiare indicazioni per il trasferimento di parte degli archivi in sedi demaniali. Risulterà a questo punto cruciale non già limitarsi ad operare un mero taglio della spesa, come prevedrebbe il piano, quanto vincolare al reinvestimento negli stessi archivi i risparmi che deriverebbero dal citato piano di razionalizzazione delle spese, allo scopo di migliorare la qualità dei servizi erogati al pubblico, intraprendere nuove attività di inventariazioni di fondi e nuovi piani di digitalizzazione anche con il ricorso alle competenze dei liberi professionisti.

Obiettivi

  • Raccolta di dati e redazione di un report sul tema, da diffondere attraverso canali social, stampa, etc., per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e raccogliere adesioni.
  • Richiesta al Segretariato Generale di copia del Piano di Razionalizzazione Mibact.
  • Esame del contenuto del Piano di Razionalizzazione e nota di commento che metta in rilievo aspetti positivi e/o criticità.
  • Eventuale collaborazione con Mibact nell’individuazione di altre sedi demaniali (come ex caserme in abbandono) adatte ad ospitare archivi di Stato.
  • Redazione di una lettera, promossa da Archim ma da sottoporre anche alla firma di altre associazioni di archivisti e di liberi professionisti di beni culturali, da inviare all’attenzione del Ministro dei Beni Culturali, del Ministro Economia e Finanza e del Ministro della Difesa per richiedere di investire nella rivitalizzazione degli archivi i risparmi derivanti dalla razionalizzazione delle spese a seguito del trasferimento delle sedi gravate da canone di locazione in edifici demaniali come le ex caserme.
  • Incontro, previa richiesta, con il Capo di Gabinetto del Ministro Mibact per discutere possibili soluzioni del problema.
  • Relazione conclusiva sull’attività del gruppo.