Incongruenze CAD – Codice dei Beni Culturali. Proposta di revisione e richiesta di audizione ed istituzione di un tavolo tecnico di confronto.

All’On.le G. Del Rio
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

A S.E. on.le Sig.ra Ministro M. Madia,
Ministero per la semplificazione la Pubblica Amministrazione

A S.E. On.le Sig. Ministro D. Franceschini,
Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo

All’Uff. Legislativo del MiBACT

Agenzia per l’Italia Digitale

Alla Direzione Generale per gli Archivi

Alla Conferenza Stato-Regioni:

Commissioni permanenti per “l’Innovazione tecnologica” e “Cultura”

e per conoscenza
A. S.E. On.le Giancarlo Galan,
Presidente della Commissione VII della Camera dei Deputati

A. S.E. sen. Andrea Marcucci
Presidente della Commissione VII del Senato della Repubblica

Proprie sedi

La recente pubblicazione, sulla G. U. del 12/01/2015, del D.P.C.M. 14.11.2014, che ha approvato le Regole tecniche in materia di formazione, trasmissione, copia, duplicazione, riproduzione e validazione temporale dei documenti informatici nonché di formazione e conservazione dei documenti informatici delle pubbliche amministrazioni, costituisce l’ultimo atto di una serie di provvedimenti normativi rispetto ai quali gli archivisti professionisti sentono il dovere di intervenire per contestare una modalità errata e meramente formalistica di affrontare il problema della gestione e della conservazione dei documenti in ambiente digitale.

L’improvvisa, quanto inutile, accelerazione delle norme attuative del CAD degli ultimi due anni rischia di produrre l’ennesimo gap, l’ennesimo profondo divario tra norma e attuazione, tra validità ed effettività, senza un profondo ragionamento sulle competenze e sulle professionalità più idonee ad affrontare una materia così delicata: c’è il rischio di produrre danni irreparabili ai flussi documentali della Pubblica Amministrazione e, allo stesso tempo, generare inutile spesa pubblica.

La previsione di un responsabile della gestione documentale previsto dal CAD ha dato luogo ad interpretazioni abbastanza surreali relativamente a competenze e capacità di gestire la complessità di questa indispensabile trasformazione. Di fatto si assiste ad una diffusa quanto erronea e pericolosa concezione di tale figura che tende a limitarne conoscenze e competenze ai soli aspetti formali indicati dal CAD e dalle sue norme attuative, senza che essa abbia una fondata cognizione di come funziona realmente il flusso documentale, secondo quali procedure, criteri gestionali e ragionamenti logici di fruizione e conservazione, che riflettano, facilitandola, la complessa realtà delle diverse istituzioni pubbliche e private, che hanno normalmente regole e prassi di gestione profondamente diverse l’una dall’altra.

Al contempo si assiste alla proliferazione di percorsi formativi di nemmeno cento ore – e di costo anche elevato, in verità – dedicati alla materia, ma limitati per lo più alla sola conoscenza della normativa attuale sul documento digitale, senza quegli insegnamenti fondamentali e quel collegamento reale ad esperienze e prassi operative necessarie per fornire al personale della P. A. una conoscenza approfondita del funzionamento e della gestione del flusso documentale. Il protocollo informatico – che sembra essere l’unico elemento noto di tali argomenti – è solo una parte, certamente rilevante, della gestione documentale in ambiente digitale, che tuttavia non esaurisce la ricchezza degli atti che si producono nella P. A., i quali rischiano di andare irrimediabilmente perduti se non si interviene a garantire la gestione e la successiva conservazione di ogni singolo documento non soggetto a distruzione autorizzata. Continua a leggere “Incongruenze CAD – Codice dei Beni Culturali. Proposta di revisione e richiesta di audizione ed istituzione di un tavolo tecnico di confronto.”