Intervento Archim Napoli 5 aprile 2017 “Archivisti e bibliotecari. Il futuro delle professioni”

Di seguito riportiamo l’intervento del Presidente Angelo Restaino all’incontro “Il mestiere della memoria. Archivisti e Bibliotecari: il futuro delle professioni”, a cui Archim ha partecipato lo scorso 5 aprile.

Vorrei cominciare con una citazione apparentemente “inquietante” e con una nota di ottimismo. La citazione, che sottoscrivo in pieno, è tratta da un saggio recente di Federico Valacchi, è la seguente: “L’archivista non può dormire sonni tranquilli”. Ci torneremo in seguito. La nota ottimistica è che, malgrado tutte le difficoltà di riconoscimento sociale, e a volte di auto-riconoscimento, della nostra professione (cui si è già fatto riferimento, e che ben conosciamo, e sulle quali non è il caso di soffermarci), ritengo che la centralità e l’importanza della professione archivistica sia, se proseguiamo sulla strada che stiamo percorrendo, in crescita.

Napoli-5-aprileLa stessa informatizzazione e, uso una brutta parola, tecnologizzazione dei processi di produzione, gestione e conservazione dei documenti è un fatto che sta avvenendo, e che anzi è ormai in larga parte avvenuto, e costituisce, dopo decenni in cui l’abbiamo vissuto con inquietudine, preoccupazione, incomprensione, un punto fermo, una sicurezza del nostro panorama professionale. Dirò di più, è proprio l’informatizzazione della professione a poter costituire, se non commettiamo errori, una garanzia del ruolo insostituibile che possiamo e dobbiamo svolgere, a tutti i livelli, nella gestione dei sistemi documentari correnti, da un lato, e nell’ordinamento, descrizione e comunicazione – in una parola, nel nostro cruciale ruolo di mediazione – dei complessi documentari destinati alla conservazione permanente. Ma sappiamo che ovviamente c’è da fare, e tanto, e non tanto e non solo per colmare falle o insufficienze del passato, quanto per governare e farci protagonisti sempre più e meglio dei processi, che si diceva, stanno accadendo e sono in buona misura accaduti. Continua a leggere “Intervento Archim Napoli 5 aprile 2017 “Archivisti e bibliotecari. Il futuro delle professioni””

Richiesta rettifica in autotutela bandi Programmazione europea 2014-2020

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Di seguito pubblichiamo la lettera inviata in data odierna ai destinatari, come da oggetto.
Direttore Generale
dell’Agenzia per la Coesione territoriale
Dr.ssa Ludovica Agrò
ludovica.agro@agenziacoesione.gov.it
Direttore Generale del Dipartimento
della Programmazione Nazionale e comunitaria
della Regione Calabria
Dr. Paolo Praticò
paolo.pratico@regcal.it
Referente del Bando Horizon 2020
Dott.ssa Maria Luisa Longo
ml.longo@regcal.it
Referente del Bando Macchinari e impianti
Dott. Francesco Marano
francesco.marano@regcal.it
Oggetto: Richiesta rettifica in autotutela bandi Programmazione europea 2014-2020.
Illustrissimi,
nei bandi emanati della Regione Calabria afferenti alla Programmazione dei fondi UE 2014-2020 e pubblicati recentemente, segnatamente Bando Horizon 2020 e Bando Macchinari e Impianti, sono stati inseriti quali beneficiari anche i professionisti, equiparati alle imprese in ottemperanza alla raccomandazione 2013/ 361/CE della Commissione, del 6 maggio 2013, e dall’articolo 2, punto 28), del Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, ed espressamente individuati, dalle Linee d’azione per le libere professioni del Piano d’azione imprenditorialità 2020, come destinatari a tutti gli effetti dei fondi europei stanziati fino al 2020, ed espressamente richiamata nella Legge di Stabilità, art. 1. comma 821.
Tuttavia, si ritiene assolutamente erronea e censurabile la modalità con la quale è stato attuato il disposto delle norme in questione, subordinando l’accesso dei professionisti non costituiti in società regolarmente iscritte al Registro delle imprese all’adesione ad associazioni professionali iscritte nell’Elenco del MISE, ai sensi della L. 4/2013 e al possesso della relativa attestazione.
Corre l’obbligo di ricordare che la normativa sopra richiamata non impone – e non potrebbe farlo – alcun riferimento al requisito dell’appartenenza alle Associazioni di cui alla L. 4/2013. Quest’ultima legge invero, stabilisce all’art. 1, comma 4: “L’esercizio della professione è libero e fondato sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, nel rispetto dei principi di buona fede, dell’affidamento del pubblico e della clientela, della correttezza, dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi, della responsabilità del professionista”. Art.1, comma 5: “La professione è esercitata in forma individuale, in forma associata, societaria, cooperativa o nella forma del lavoro dipendente”. Inoltre all’art. 2, comma 1, si stabilisce che “Coloro che esercitano la professione di cui all’art. 1, comma 2, possono costituire associazioni a carattere professionale di natura privatistica, fondate su base volontaria, senza alcun vincolo di rappresentanza esclusiva, con il fine di valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche, agevolando la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza”.
Divieto di rappresentanza esclusiva per tali associazioni dunque, il che esclude a priori il requisito richiesto dai bandi in questione. L’imposizione di tale adesione/iscrizione alle associazioni iscritte nell’elenco del Mise, peraltro, conferisce alle stesse una caratteristica di natura “ordinistica” che è proprio ciò che la legge esclude.
L’accesso ai professionisti di cui alla legge 4/2013 deve essere garantito in ogni caso richiedendo ai beneficiari esclusivamente la titolarità di una partita IVA ed individuando i codici di classificazione delle attività (ATECO o altra classificazione riconosciuta dall’ordinamento) ammesse e finanziabili con i bandi in questione.
Ove codesta amministrazione non intervenga a rettificare immediatamente le tipologie dei beneficiari ammessi, questa Associazione valuterà l’opportunità di provvedere nelle competenti sedi giurisdizionali, oltre ad informare tempestivamente la Commissione Europea di tale erronea ed abusiva applicazione della legge.
In attesa di sollecito riscontro, si inviano i più rispettosi ossequi.
Angelo Restaino, Presidente

Bando del MiBACT per 29 volontari del Servizio Civile. Reti ed associazioni del settore chiedono il ritiro: senza lavoro non c’è cultura!

Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha pubblicato lo scorso 29 dicembre il bando per l’assunzione di 29 volontari del Servizio Civile Nazionale per il progetto “Archeologia in Cammino”, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia.

Le associazioni del Coordinamento Confassociazioni Beni e Professioni Culturali, la Rete della Conoscenza, gli animatori della campagna “Mi Riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali“ e la Cia denunciano la gravità e la pericolosità del bando in un settore nel quale si è già colpevolmente diffuso l’impiego del volontariato in sostituzione di professionisti retribuiti. Continua a leggere “Bando del MiBACT per 29 volontari del Servizio Civile. Reti ed associazioni del settore chiedono il ritiro: senza lavoro non c’è cultura!”

Presa di posizione di Arch.i.m sul bando Mibact per l’assunzione a tempo determinato di 15 funzionari archivisti

Al Direttore Generale Organizzazione del Mibact
dott. Gregorio Angelini
dg-or@beniculturali.it

Alla Dirigente del servizio II – Personale e relazioni sindacali del Mibact
dott.ssa Paola Passarelli
dg-or.servizio2@beniculturali.it

Roma, martedì 12 gennaio 2016

Prot. n. 2 / 2016

Oggetto: avviso pubblico, per titoli e colloquio finale, per l’assunzione con contratto a tempo determinato della durata di 9 mesi di area III, posizione economica F1 di 60 unità al fine di far fronte a esigenze temporanee per il miglioramento e il potenziamento degli interventi di tutela, vigilanza e ispezione, protezione e conservazione nonché valorizzazione dei beni culturali in istituti e luoghi della cultura statali.

Logo-3La scrivente Associazione “Archivisti in movimento” (Arch.I.M.) inoltra la presente in merito al bando di cui all’oggetto, specificamente per quanto attiene ai requisiti per partecipare alla selezione per i 15 posti di “funzionario archivista”.

In dettaglio, i punti che la scrivente associazione sottopone alla considerazione del Ministero proponente sono i seguenti:

1) Titoli di studio generici

Si rilevano delle discrepanze tra i requisiti richiesti nel bando e quanto definito nell’accordo tra Amministrazione e OO.SS., richiamato nel preambolo del bando, concernente l’individuazione dei profili professionali del MIBACT, sottoscritto in data 20/12/2010 e successivamente modificato il 03/10/2011. Tale accordo prevede per il profilo di “Funzionario Archivista di Stato” il possesso dei seguenti requisiti: diploma di laurea magistrale (o di vecchio ordinamento) coerente con la professionalità e diploma di scuola di specializzazione o dottorato di ricerca o diploma delle scuole di archivistica, paleografia e diplomatica, previsti dalla legge per lo svolgimento dei compiti assegnati.
Riguardo al primo requisito richiesto, appare non chiara la corrispondenza fra diploma di laurea “nell’ambito delle discipline dei beni culturali e paesaggistici” previsto dal bando, che sembrerebbe restringere il campo alle sole lauree in Conservazione dei beni culturali e in Scienze archivistiche e biblioteconomiche, e diploma di laurea “coerente con la professionalità” previsto nel succitato accordo, che pare invece includere tutte le lauree del settore umanistico nonché Giurisprudenza e Scienze politiche. Continua a leggere “Presa di posizione di Arch.i.m sul bando Mibact per l’assunzione a tempo determinato di 15 funzionari archivisti”

Archim al “Cultura Impresa Festival” di Forlì | 5 novembre 2015

Lo scorso 5 novembre, nell’ambito del “Cultura Impresa Festival”, si è tenuto a Forlì un incontro su “Biblioteche, archivi e musei: il lavoro culturale come tutela del patrimonio pubblico e privato”. Le archiviste e gli archivisti Archim hanno espresso la loro opinione sulla professione archivista: di seguito l’intervento di Caterina Melappioni.

faenzaSalve, sono Caterina Melappioni e porto agli organizzatori ed ai presenti il saluto degli Archivisti in Movimento, un’associazione che riunisce liberi professionisti e persone interessate agli archivi che vogliono discutere in modo aperto, efficace e autonomo dei problemi dell’archivistica di oggi. Archim vuole collaborare attivamente alla realizzazione della piena visione dell’archivistica sia come logistica ottimale del flusso documentale contemporaneo sia come tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, che il Codice individua in ogni documento prodotto dallo Stato, ma soprattutto Archim combatte per una progressione più armoniosa alla professione archivistica nel mondo del lavoro. Continua a leggere “Archim al “Cultura Impresa Festival” di Forlì | 5 novembre 2015″

Presa di posizione di Arch.I.M. in merito alla procedura indetta dalla Regione Puglia per la copertura di 40 posti a tempo pieno e indeterminato di cat. B, posizione economica B1, riservata alle persone disabili iscritte negli elenchi del collocamento mirato dell’Ufficio di collocamento obbligatorio della Provincia di Bari, cui saranno affidate mansioni archivistiche.

Alla Dirigente dell’Area organizzazione e riforma dell’Amministrazione

della Regione Puglia

avv. Domenica Gattulli

d.gattulli@regione.puglia.it

Alla Dirigente dell’Ufficio reclutamento mobilità e contrattazione

Servizio personale e organizzazione

Area organizzazione e riforma dell’Amministrazione della Regione Puglia

avv. Cristiana Corbo

c.corbo@regione.puglia.it

Alla Soprintendente Archivistica della Puglia e della Basilicata

dott.ssa Maria Carolina Nardella

mariacarolina.nardella@beniculturali.it

Roma, martedì 07 luglio 2015

Prot. 18/2015

Oggetto: Procedura per la copertura di 40 posti a tempo pieno e indeterminato di cat. B, posizione economica B1 riservata esclusivamente alle persone disabili di cui all’articolo 1 della L. n. 68/1999, mediante preventivo avviso pubblico di mobilità volontaria ai sensi dell’articolo 30 del d.lgs. n. 165/2011, e residuale selezione pubblica, per titoli ed esami, per assunzione nominativa, riservata ai disabili iscritti negli elenchi del collocamento mirato tenuti dall’Ufficio collocamento obbligatorio della provincia di Bari (GU 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami, n. 42 del 5/6/2015)

Gentile avv. Gattulli, gentile avv. Corbo, stimata dott.ssa Nardella,

La scrivente Associazione Archivisti in Movimento – Arch.I.M. inoltra la presente in merito all’avviso pubblico e alla selezione pubblica per titoli ed esami per assunzione nominativa relativi alla procedura in oggetto indetta con D. D. n. 187 del 1/04/2015 del Sevizio Personale e Organizzazione della Regione Puglia e finalizzata alla copertura di 40 posti a tempo pieno e indeterminato, riservata a persone disabili iscritte negli elenchi del collocamento mirato tenuti dall’Ufficio collocamento obbligatorio della provincia di Bari.

Le funzioni dei 40 lavoratori disabili, secondo quanto indicato all’art. 1 della sopra indicata D. D. n. 187, sono le seguenti:

  • attività di stesura, stampa, riproduzione e spedizione di atti, provvedimenti, documenti, anche attraverso l’uso di apparecchiature informatiche e telematiche;
  • attività di gestione di archivi, schedari e protocolli, sia fisici che informatizzati;
  • altri servizi tecnico operativi di competenza regionale, tra cui la protocollazione informatica.

Continua a leggere “Presa di posizione di Arch.I.M. in merito alla procedura indetta dalla Regione Puglia per la copertura di 40 posti a tempo pieno e indeterminato di cat. B, posizione economica B1, riservata alle persone disabili iscritte negli elenchi del collocamento mirato dell’Ufficio di collocamento obbligatorio della Provincia di Bari, cui saranno affidate mansioni archivistiche.”

Incongruenze CAD – Codice dei Beni Culturali. Proposta di revisione e richiesta di audizione ed istituzione di un tavolo tecnico di confronto.

All’On.le G. Del Rio
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

A S.E. on.le Sig.ra Ministro M. Madia,
Ministero per la semplificazione la Pubblica Amministrazione

A S.E. On.le Sig. Ministro D. Franceschini,
Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo

All’Uff. Legislativo del MiBACT

Agenzia per l’Italia Digitale

Alla Direzione Generale per gli Archivi

Alla Conferenza Stato-Regioni:

Commissioni permanenti per “l’Innovazione tecnologica” e “Cultura”

e per conoscenza
A. S.E. On.le Giancarlo Galan,
Presidente della Commissione VII della Camera dei Deputati

A. S.E. sen. Andrea Marcucci
Presidente della Commissione VII del Senato della Repubblica

Proprie sedi

La recente pubblicazione, sulla G. U. del 12/01/2015, del D.P.C.M. 14.11.2014, che ha approvato le Regole tecniche in materia di formazione, trasmissione, copia, duplicazione, riproduzione e validazione temporale dei documenti informatici nonché di formazione e conservazione dei documenti informatici delle pubbliche amministrazioni, costituisce l’ultimo atto di una serie di provvedimenti normativi rispetto ai quali gli archivisti professionisti sentono il dovere di intervenire per contestare una modalità errata e meramente formalistica di affrontare il problema della gestione e della conservazione dei documenti in ambiente digitale.

L’improvvisa, quanto inutile, accelerazione delle norme attuative del CAD degli ultimi due anni rischia di produrre l’ennesimo gap, l’ennesimo profondo divario tra norma e attuazione, tra validità ed effettività, senza un profondo ragionamento sulle competenze e sulle professionalità più idonee ad affrontare una materia così delicata: c’è il rischio di produrre danni irreparabili ai flussi documentali della Pubblica Amministrazione e, allo stesso tempo, generare inutile spesa pubblica.

La previsione di un responsabile della gestione documentale previsto dal CAD ha dato luogo ad interpretazioni abbastanza surreali relativamente a competenze e capacità di gestire la complessità di questa indispensabile trasformazione. Di fatto si assiste ad una diffusa quanto erronea e pericolosa concezione di tale figura che tende a limitarne conoscenze e competenze ai soli aspetti formali indicati dal CAD e dalle sue norme attuative, senza che essa abbia una fondata cognizione di come funziona realmente il flusso documentale, secondo quali procedure, criteri gestionali e ragionamenti logici di fruizione e conservazione, che riflettano, facilitandola, la complessa realtà delle diverse istituzioni pubbliche e private, che hanno normalmente regole e prassi di gestione profondamente diverse l’una dall’altra.

Al contempo si assiste alla proliferazione di percorsi formativi di nemmeno cento ore – e di costo anche elevato, in verità – dedicati alla materia, ma limitati per lo più alla sola conoscenza della normativa attuale sul documento digitale, senza quegli insegnamenti fondamentali e quel collegamento reale ad esperienze e prassi operative necessarie per fornire al personale della P. A. una conoscenza approfondita del funzionamento e della gestione del flusso documentale. Il protocollo informatico – che sembra essere l’unico elemento noto di tali argomenti – è solo una parte, certamente rilevante, della gestione documentale in ambiente digitale, che tuttavia non esaurisce la ricchezza degli atti che si producono nella P. A., i quali rischiano di andare irrimediabilmente perduti se non si interviene a garantire la gestione e la successiva conservazione di ogni singolo documento non soggetto a distruzione autorizzata. Continua a leggere “Incongruenze CAD – Codice dei Beni Culturali. Proposta di revisione e richiesta di audizione ed istituzione di un tavolo tecnico di confronto.”

Lettera di Arch.i.m. al Consiglio Superiore della Magistratura, alla Direzione generale per gli archivi e alla Soprintendenza archivistica per il Lazio in merito al progetto di digitalizzazione dell’archivio cartaceo del Consiglio Superiore della Magistratura

Alla Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Direttore generale per gli archivi, dott. Mario Guarany
Al Soprintendente archivistico per il Lazio, dott. Mauro Tosti Croce

Signor Presidente,

la scrivente Associazione “Archivisti in Movimento” inoltra la presente a seguito delle numerose osservazioni ricevute in merito alla notizia di recente diffusa circa il progetto del Consiglio Superiore della Magistratura di impiegare reclusi del carcere romano di Rebibbia per la “digitalizzazione” del suo archivio cartaceo.

Secondo quanto riportato nell’articolo pubblicato in data 13/03/15 in “Guida al Diritto” de “Il Sole 24 Ore” (http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/guidaAlDiritto/dirittoPenale/2015-03-12/csm-pensa-detenuti-rebibbia-digitalizzare-suo-archivio-103633.php), almeno una parte dell’archivio del CSM è conservato provvisoriamente in una sede decentrata: “Da decenni la documentazione cartacea è depositata in un’immobile a Roma dell’Agenzia delle Entrate che l’anno scorso ne ha chiesto la restituzione. In quei locali che si trovano in viale Trastevere ci sono circa 5.000 fascicoli personali di magistrati, tutti gli incartamenti della Sezione disciplinare dal 1982 ad oggi, e – tra l’altro – circa 300 fascicoli su fatti di criminalità organizzata. Di una parte di questo materiale è già stata decisa la distruzione.”

Quale soluzione alla situazione di precarietà sopra esposta, nonché “per dare un’opportunità di reinserimento ai reclusi del carcere romano” il Comitato di Presidenza del CMS avrebbe già espresso parere favorevole, restando in attesa della definitiva approvazione da parte del plenum, all’operazione di “digitalizzazione” (che sembra piuttosto sostanziarsi nella mera scansione dei documenti).

Pur riconoscendo l’intenzione senza dubbio positiva connessa all’opportuna attività di reinserimento dei detenuti, l’iniziativa ha destato sconcerto soprattutto in relazione alle condizioni precarie in cui sembrerebbe trovarsi il complesso documentario, apparentemente trascurato, nonché – ad esempio – per l’assenza di indicazioni relative alle modalità con cui è stata assunta la decisione di distruggere gli originali cartacei attualmente nell’archivio di deposito.

Degli archivi correnti e di deposito, del resto, sono responsabili gli stessi soggetti produttori che curano direttamente la tenuta, l’organizzazione, la conservazione e, per quanto previsto dalla legge, la consultabilità. Essendo, però, la fase formativa di particolare rilievo per le fasi successive e quindi anche per l’esistenza dell’archivio storico, lo Stato svolge una funzione di tutela anche quando l’archivio è strumento di gestione del soggetto produttore, nonché nella sua fase di deposito.

Riteniamo pertanto doveroso sottolineare che la documentazione prodotta dall’amministrazione costituisce patrimonio pubblico, e che la sua gestione – da operarsi necessariamente secondo una corretta metodologia archivistica – sia un diritto del cittadino e un dovere della Pubblica Amministrazione; tale documentazione è altresì un bene culturale, secondo il Codice dei Beni Culturali (Parte II, Tit. 1, Capo 1, Art. 10, Comma 2b), affidato per legge, per quanto riguarda la sua “conservazione, tutela, valorizzazione e fruizione”, alla professionalità specialistica degli archivisti (Legge di modifica al Codice dei Beni Culturali, n. 110 del 22/07/2014, G. U. Serie Generale n. 183 del 08/08/2014, in vigore dal 23/08/2014). La documentazione in oggetto, inoltre, potrebbe con ogni probabilità contenere dati personali, identificativi, sensibili e giudiziari (secondo il dettato dell’art. 4 del Codice in materia di protezione dei dati personali, D. Lgs. 30 giugno 2003, n. 196), la cui riservatezza e corretto utilizzo devono essere tutelati dai titolari legittimi del trattamento dei dati.

L’Associazione Arch.I.M. chiede pertanto che le Autorità specificamente competenti pongano in essere tutte le attività di verifica e di vigilanza in merito, al fine di riscontrare la corretta tenuta dei complessi documentali nonché la presenza o meno di funzionari archivisti in ruolo nell’Amministrazione di pertinenza.

In attesa di riscontro alle criticità evidenziate, cogliamo l’occasione per porgere distinti saluti.

Il Presidente

Beni Culturali dall’Università alla Professione. Padova, 9 marzo 2015, Palazzo Bo, Aula Magna Galileo Galilei

Arch.I.M. sarà presente – su invito degli Organizzatori dell’evento – alla Tavola Rotonda sul tema “Beni Culturali dall’Università alla Professione. Incontri possibili tra formazione, mondo del lavoro e normative” in programma lunedì 9 marzo 2015 presso l’Aula Magna di Palazzo Bo dell’Università di Padova (Via VIII Febbraio, 2).

Per l’Associazione parteciperà Raffaele De Costanzo, vice presidente di Arch.I.M., che interverrà nella sessione intitolata “Le Associazioni Professionali per i Beni Culturali”, sottolineando il ruolo chiava delle realtà associative, anche nello spirito delle leggi di recente approvazione, per il doveroso riconoscimento delle specifiche professionali e per l’effettiva qualificazione del lavoro.

Padova 9 marzo 2015

Si tratta di un ulteriore passo sulla strada della convergenza tra i diversi settori che interessano i professionisti dei Beni Culturali, strada che Arch.I.M. intende percorrere con sempre maggiore impegno, nella ferma convinzione che non vi sia percorso migliore per unificare le istanze dei lavoratori del settore, ma anche di tutti i fruitori dei Beni Culturali, per la tutela e la valorizzazione effettiva – e non solo annunciata – del patrimonio culturale comune.